TROTE  DEL TRENTINO……COSA NON TI FANNO…

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Sabato sette Luglio 2018, la sveglia suonò alle 3 di notte, la macchina era carica dalla sera precedente, il sonno limitava i nostri movimenti ma l’adrenalina era oltre limite.

Io e il mio compagno d’avventura Giulio, varcammo i vicini cancelli per dare inizio alla battuta di pesca dell’anno tanto agognata.

Decidemmo di fare colazione in un bar della città che di consueto è di ronda nelle notti d’estate, condiviso caffè e cornetto con il popolo dei discotecari, ci incamminammo verso il nostro viaggio.

L’autostrada scivolò via fino all’area di servizio Cantagallo di Bologna, senza quasi renderci conto, immersi in mille chiacchiere, pronostici, fantasie.

Ripartiti, arrivammo a Dimaro, fascinosa località in Provincia di Trento, erano le 8:30 di mattina, quasi in anticipo sulla tabella di marcia; approfittammo subito per trovare il nostro BeB “Alle Meridiane”, per fare una visita al bar Jolli per un caffè, un paio di strepitosi panini con salumi e formaggio, munirsi dei regolari permessi di pesca, poi via……verso l’avventura.

 

 

Il nostro istinto ci guidò sulla parte alta del torrente Vermigliana per dare inizio alla pesca, piedi a mollo, iniziammo a risalire un tratto del torrente dagli argini artificiali fatti di alte sponde in cemento.

Le prime catture non si fecero attendere, buca dopo buca io e il compagno di pesca guadinammo trote su trote, la taglia non era eccezionale, ma furono comunque pesci di una vivacità incredibile e dai colori meravigliosi.

Dopo aver liberato l’ultima trota, il nostro primo spot si concluse contro uno sbarramento artificiale che ci costrinse a tornare all’auto.

Ci soffermammo a mangiare un panino vicino alla nostra macchina, la mia attenzione fu rapita dall’immagine di un uomo di età avanzata, impegnato al taglio del fieno su un ripido pendio verde situato sull’altro versante del torrente, la mia mente collegò quella scena in gesta di altri tempi, immagini in bianco e nero che scorrevano su uno scricchiolante negativo del passato.

Affrontammo poi il tratto a valle del ponticello sul torrente, pochi lanci, qualche trotella, poi decidemmo di sondare altri spot.

Ci fermammo su un tratto centrale della Vermigliana ,che lo scorso anno ci aveva regalato qualche bella cattura, Giulio affrontò subito la prima buca: al primo lancio, subito allamò una bella trota fario, dai colori vivaci, foto di rito e subito rilasciata, Catch & Release ….sempre; a seguire si alternano catture di esemplari di taglia medio piccola, ma capaci di regalarci vere emozioni.

Il pomeriggio avanzava, il nostro posto di pesca successivo coincise con il torrente Noce in val di Peyo, ma al nostro arrivo, le condizioni dell’acqua, particolarmente velata, ci indussero a cercare altrove.

Decidemmo di terminare la nostra giornata di pesca sulla parte centrale torrente Rabbies, nella omonima valle, un piccolo ma fantastico corso d’acqua dal tipico sapore montano e torrentizio: acque limpide, modesta portata, grossi massi, salti, buche e cascatelle.

Io e il mio compagno di battuta ci avvicendammo buca dopo buca, il sottoscritto insidiava i salmonidi con la tecnica del tocco, Giulio, invece, ostentava calibrati lanci a spinnning tra rocce e sterpaglie, nella ricerca di qualche bella trota in movimento al tramonto.

Anche qui le catture non si fecero molto attendere, senza però l’ambita preda di taglia.

 L’ultima battuta di pesca di quella giornata ci ha permesso  di ammirare l’impareggiabile paesaggio Trentino dipingersi di un delicato colore purpureo e, mentre l’oscurità calava sui versanti ombrosi, la fresca brezza serale accarezzava le montagne ad est, illuminate di uno sgargiante arancio di Luglio.

Ed ecco che la nostra prima giornata volse al termine, la stanchezza ci consentì appena di farci una doccia, di cambiarci e di apprezzare i piatti della cucina tipica Altoatesina nel rinomato “Ristorante Dolomiti”, presso il campeggio di Dimaro, poi il sonno prese il sopravvento e cullò i sogni del giorno seguente.

La sveglia suonò nuovamente, questa volta alle sette della domenica mattina, mi vestii in fretta e mentre attendevo il socio, intento alle funzioni mattutine, uscii dalla Hall del BeB e un insolito fresco mattutino mi diede lo schiaffo del buon giorno. L’odore del legno e del fieno appena tagliato, mi riempi polmoni e animo di una adrenalina irrefrenabile, dopo una buona colazione fummo già in auto diretti verso la val Meledrio.

Dopo una salita massacrante di un chilometro a mezzo di strada forestale, arrivammo alla fine del tratto no kill, Giulio ostentò un lancio su una splendida buca d’acqua, al di sopra di un ponte in legno, pochi giri di mulinello e slam….una trota di giusta misura rimase allamata al suo artificiale, con non poche risate lo aiutai a salpare il pesce, e subito lo rilasciammo nel suo stupendo habitat, per regalare nuove emozioni ad altri folli pescatori come noi, ma soprattutto per permettere al predatore di vivere la sua vita.

Ci avventurammo a risalire lungo il Meledrio, ma la strada ci venne ben presto sbarrata da una serie di forre a strapiombo sul corso d’acqua, che ci fecero apparire troppo insidiosa e pericolosa la manovra di approdo all’acqua.

Dopo la solita colazione a base di panino con spek e formaggio, indeboliti dallo sconforto e dalla consapevolezza di aver sbagliato spot ci incamminammo verso l’auto.

Durante il muto viaggio di ritorno a piedi, bastarono poche parole, scambiate da due persone, entrambe incredibilmente innamorate della pesca, per ricaricarci di una formidabile determinazione.

Pochi minuti dopo ci trovammo ancora sulle rive del Rabbies, il mio compagno iniziò a risalire il torrente a spinning e allamò quasi subito una trota di giuste dimensioni che puntualmente liberò di nuovo in acqua.

Io approcciai una scelta diversa, provai a cimentarmi con la pesca a mosca sommersa, ma con risultati molto scarsi, forse a causa dell’apatia del pesce o forse a causa delle mie deludenti doti di pescatore a ninfa.

Il tempo correva inesorabile fino all’ora di pranzo, stanco delle passate a vuoto, mi sdraiai un attimo su un fresco prato, intento ad aspettare Giulio, il quale nel frattempo si era lasciato trascinare dalla pesca centinaia di metri avanti a me; bastarono pochi istanti e un carosello di pace avvolse il mio essere fino a farmi sprofondare in un evangelico sonno profondo.

Il ritorno di Giulio mi ridestò e, insieme, ci incamminammo verso l’auto e poi alla ricerca di un ristoro per pranzo.

Placata la fame e sete, attimi di apatia e sconforto prevalsero la nostra forza d’animo, tanto che stentammo ad alzarci dalle sedie del bar, poi, quasi per dovere fisico, riportammo le nostre membra sulla macchina e, nella totale inconsapevolezza di quale potesse essere il nostro prossimo posto di pesca, ci dirigemmo verso la val di Peyo, quasi a cercare quella goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, già pieno, della  nostra disperazione.

D’un tratto i miei occhi videro il torrente Noce in fondo valle, scorreva di un invitante colore turchese chiaro, diverso dal giorno precedente, decisi pertanto di convincere il mio compagno a fermarci e provare, tanto peggio di cosi…….

Lasciata l’auto in assoluto silenzio, davanti a noi si apriva una distesa radura sconfinata, con le montagne sullo sfondo e il torrente silenzioso che scorreva tra la vegetazione, fu Giulio a immergere per primo l’artificiale, pochi istanti e salpò fuori una fario dai mille colori sui 30cm.

 I nostri sguardi si incrociarono senza pronunciare parola, quasi a scongiurare una ulteriore delusione, immersi la mia  esca naturale nel primo rigiro di corrente, pochi istanti dopo, una tocca incredibile fece finire nel mio guadino una fario anch’essa sui trenta centimetri.

 Intento a slamare il pesce, sentii il mio compagno lanciarmi un ischio, mi girai verso di lui e lo vidi intento in un combattimento con un bel pesce; la canna piegata mi lasciò sperare che quanto trascorso nella mattinata fosse solamente un ricordo e che finalmente era giunto il nostro momento.…………………Alla mia terza trota fario, mi fermai e mi guardai attorno incredulo, cercai esplicitamente una tabella che mi avvertisse di un divieto di pesca, di una riserva speciale, ma non c’era, era quasi un sogno…

Continuammo a risalire il torrente Noce, ci avvicendammo come guardie svizzere nella discesa sulla riva del fiume e setacciammo buche, anfratti, correnti e lame d’acqua lungo la riva opposta, e, immancabilmente, ogni spot ci regalava una  cattura degna di nota, ogni trota era di misura, ogni cattura entusiasmante quanto la prima.  

 Esplorammo un tratto di torrente lungo circa 800/1000 metri fino a tarda sera, quando, con l’amarezza che prova un bambino quando lo privi del suo giocattolo preferito, ci rendemmo conto che era quasi l’ora di rientrare.

Io avevo quasi terminato le esche naturali, alle prese con le cause di uno dei miei lanci da circense, strappai la lenza impigliata a un ramo, rifeci l’intera montatura con la speranza di posticipare la serata, di fermare il tempo, ma non ci riuscii, cosi  vista l’ora, le 20:20, chiusi la mia canna e misi fine al mio stupendo pomeriggio di pesca. Giulio, nonostante i miei richiami, ostentava fino all’ultimo la sua serie sterminata di lanci a spinning, aggrappandosi alla gloria dell’ultimo pesce.

Per noi, quegli istanti erano il momento tanto sperato, quello che vorresti non finisse mai.

Passarono altri dieci minuti, il mio compagno salpò una fario di bella misura, l’oscurità era sopraggiunta e con rassegnazione ci dovemmo incamminare increduli verso l’auto. Il ritorno alla macchina fu dapprima pieno di meraviglia e ammirazione per quel ritaglio di Italia che ci aveva regalato, in poco tempo, cosi tante emozioni, poi fu seguito da risate scroscianti e momenti di gioia smisurata.a giornata si concluse con l’ennesima cena al ristorante Le Dolomiti di Dimaro, dove, tra un piatto e l’altro, continuammo a ripercorrere  le scene di pesca della giornata vissuta insieme.

Il Giorno seguente, quello del rientro, volemmo salutare questa stupenda Regione, con un paio d’ore di pesca sul Sarca Campiglio, un torrente che scorre nella val Brenta. Giusto il tempo di qualche piccola cattura e già eravamo sulle orme del ritorno.

I momenti che precedettero la partenza e il viaggio di ritorno, furono per noi un misterioso ritorno al futuro, eravamo ancora la e mentre parlavamo proiettavamo la nostra mente, nelle serate di mesi più avanti, a rivangare i ricordi di quell’avventura cosi emozionante, dove le protagoniste sono state: la natura, l’amicizia, l’adrenalina, la delusione, la passione sfrenata per la pesca e l’immensa soddisfazione nell’aver trovato con fatica ciò che cercavamo.

Un ringraziamento speciale per l’ospitalità dimostrata dalla popolazione di Dimaro e un augurio per una veloce ripresa dai fatti che la hanno sconvolta nel recente mese di ottobre.

 

Roberto Valterio

Giulio Ceccaroni

 

Orvieto – Luglio 2018

 

 

 

 

 

 

 


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Alessio Turriziani è il Fondatore e Responsabile del sito PescaOk.it Si occupa di pesca sportiva da tutta una vita ed è ideatore del progetto PescaOk Disabili.

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