
Nel Lago di Loppio, nel comune di Mori, si è verificato un fenomeno che ormai allarma naturalisti e appassionati. Migliaia di pesci rossi, visibili anche a occhio nudo nelle acque basse, hanno invaso l’area protetta. Si tratta di un problema serio per l’equilibrio dell’ecosistema.
Questi pesci, appartenenti alla specie del carassio dorato, non sono originari del lago. Provengono in gran parte da immissioni volontarie, frutto di gesti impulsivi di chi, stanco di tenerli in acquario, li ha liberati pensando di fare qualcosa di innocuo. In realtà, l’effetto è l’opposto, perché la loro presenza minaccia la fauna locale e altera la stabilità dell’ambiente acquatico.
Una specie che si espande rapidamente
Il carassio dorato è un pesce adattabile e resistente. Si riproduce in grande quantità, tollera acque povere di ossigeno e trova facilmente cibo. In breve tempo riesce a occupare nuovi spazi e a sottrarre risorse alle specie autoctone. La sua dieta è viaria, in quanto si nutre di piante, piccoli invertebrati, uova e larve di pesci e anfibi. Questo lo rende un predatore efficace e difficile da contenere.
Il rischio è che specie tipiche del Loppio, come la raganella italiana, l’ululone dal ventre giallo e il tritone punteggiato, vedano ridursi i propri spazi vitali. Sono animali sensibili a qualsiasi cambiamento nella qualità dell’acqua.
Un ecosistema delicato
Il Lago di Loppio è una riserva naturale di grande valore, un luogo dove si incontrano biodiversità ed equilibrio. Ogni nuova specie introdotta senza controllo rompe una catena costruita in secoli di adattamento. Ecco perché l’immissione di pesci non autoctoni è vietata. Anche un singolo rilascio può innescare un effetto domino difficile da fermare.
Oltre alla competizione per lo spazio e il cibo, c’è anche un problema sanitario. I pesci rossi possono trasportare parassiti e agenti patogeni sconosciuti alla fauna locale. In ambienti chiusi come questo, un’infezione può diffondersi rapidamente e compromettere intere popolazioni.
Cosa si può fare
Alcuni cittadini hanno iniziato a raccogliere i pesci rossi per trasferirli in acquari o laghetti artificiali, ma la soluzione non è definitiva. Servono interventi mirati e un coordinamento con enti e biologi, per evitare nuovi danni o ulteriori squilibri.
In parte, la natura stessa può contribuire a contenere il fenomeno. Aironi, tuffetti, germani reali e altri uccelli acquatici si nutrono dei pesci rossi e possono aiutare a ridurne il numero. Tuttavia, il problema di fondo resta: ogni rilascio “casalingo” riapre la porta a nuove invasioni.
Un gesto da evitare
Liberare un pesce nell’ambiente può sembrare un atto di gentilezza. In realtà, è una delle azioni più dannose per gli ecosistemi d’acqua dolce. Un piccolo pesce rosso, nel tempo, può diventare il simbolo di un equilibrio perduto.
Proteggere luoghi come il Lago di Loppio significa rispettare le sue regole naturali, senza interferire con specie che non ne fanno parte.
Perché ogni rilascio inconsapevole è una ferita difficile da rimarginare.
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