10, 100, 1000 SPINNER di Claudio Saba

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In tanti anni di spinning ho avuto la fortuna di conoscere e andare a pesca con moltissimi spinner, sia bravi ed esperti che novizi di questa tecnica, e quello che mi ha sempre sorpreso a affascinato, a parte la differente competenza e bravura, è stato riscontrare la grande variabilità che anche nella pesca caratterizza gli esseri umani, l’impronta personalissima che ciascun pescatore conferisce alla propria passione. Col tempo, ho potuto anche individuare alcune caratteristiche comuni che mi hanno permesso di catalogare gli spinner in alcune grandi categorie ben distinte e che di seguito mi permetto di descrivere. Sono sicuro che vi riconoscerete, e riconoscerete i vostri amici, in alcune di esse.

Il purista
Pratica lo spinning perché è la pesca più sportiva e selettiva e nella quale è più facile praticare il catch&release, che naturalmente è la sua filosofia e che applica sempre e comunque. Usa esclusivamente ami singoli senza ardiglione, non va mai a insidiare predatori specifici se è il loro periodo di riproduzione, rimprovera i compagni se maltrattano le prede o anche solo se lasciano uno spezzone di multifibre sugli scogli. È il modello di spinner che tutti dovremmo essere, l’unico problema è che tende sempre più verso posizioni assolutiste e allora diventa francamente insopportabile.

L’assatanato
All’opposto del precedente, l’assatanato pesca a spinning perché (e finché) è la tecnica che gli consente di pescare di più. Va a pescare spessissimo, cercando quelle situazioni e quei luoghi dove è possibile fare stragi, possibilmente quando i pesci sono in frenesia alimentare per prenderne quanti più possibile. Chiaramente non rispetta alcuna norma sulle limitazioni di pesca e porta a casa anche spigole da tre etti o embrioni di barracuda, anche solo per il gusto di darli al gatto. È alla continua ricerca di informazioni sugli spot più produttivi e appena trova un posto buono lo sfrutta finché possibile; quando gli capita di trovare lo spot già occupato è capacissimo di mettersi a lanciare praticamente attaccato ad altri spinner, finché questi non si rompono i maroni e se ne vanno. Per fortuna è una categoria in diminuzione negli ultimi tempi, molti di loro infatti sono passati al vertical jigging.

Il fatalista
Per questo tipo di pescatore, il risultato di una battuta è affidato esclusivamente al destino, mentre la responsabilità dello spinner è prossima allo zero. La sua frase preferita, con infinite variazioni sul tema, è: “Se deve abboccare, abbocca!”. Fedele al suo credo, il fatalista non cura minimamente l’attrezzatura, pescando ad esempio con ancorette costantemente arrugginite (“Se deve slamarsi lo farà comunque”), con esche assolutamente inefficaci (“Se hanno fame attaccano qualunque cosa”) e con la stessa lenza di cinque anni fa (“Se devo perderla la perdo anche col filo nuovo”). Una particolare sottospecie del fatalista è lo spinner pigro che normalmente pesca a due metri dalla macchina perché, naturalmente, “se i predatori sono in caccia prima o poi passano anche qui”. Succede anche che ogni tre anni circa una spigola o un barracuda suicida vada a sbattere contro l’artificiale del nostro amico che in questo modo vede confermate le sue teorie. Qualsiasi tentativo di ragionamento con il fatalista su questioni tecniche è assolutamente inutile; ovviamente non legge alcuna rivista di pesca (al massimo le sfoglia velocemente per guardare le foto delle catture)..

Lo spinner pignolo
All’opposto del fatalista, lo spinner pignolo programma con largo anticipo le sue battute, controllando almeno una ventina di siti meteo, incrociando i dati delle maree con quelli della pressione atmosferica, le fasi lunari con la temperatura dell’acqua, e al ritorno dalla pescata registra ogni possibile informazione su un libretto personale il cui accesso è negato perfino alla moglie. Ma la sua mania per la precisione si vede soprattutto nel rapporto che ha con l’attrezzatura. Dotato da madre natura di vista acutissima, lo spinner pignolo è capace di individuare anche un infinitesimo disallineamento degli anelli di una canna così come la minima irregolarità nella paletta di un minnow; ovviamente ha anche un udito sopraffino che gli consente di avvertire il cigolio di un cuscinetto del mulinello o percepire il più leggero scricchiolio di qualche componente dell’attrezzatura. E’ il terrore dei negozianti, perché capace di riportare indietro una canna che presenta una scalfittura nella vernice (che solo lui riesce a vedere) o chiedere la sostituzione di una bustina di ancorette con l’ardiglione irregolare. Pulisce e lucida con cura la canna dopo ogni uscita, risciacqua le esche con acqua dolce, controlla periodicamente ogni dettaglio dell’attrezzatura e lubrifica il mulinello utilizzando tre tipi diversi di olio.

Il collezionista
Per lui lo spinning è solo un pretesto, se fosse un appassionato di musica acquisterebbe CD anche se non ha il tempo per ascoltarli o strumenti musicali senza saperli suonare. Lo stampo è lo stesso, lo spinner collezionista compra canne, mulinelli e soprattutto esche finte per il solo gusto di averli, di poterli ammirare e tenere in mano. Nella pratica li usa pochissimo, d’altra parte va raramente a pesca e quando capita cerca di utilizzare cose vecchie e che non rischia di rovinare o addirittura perdere in mare. Perché per lui il bello dello spinning non è quando si trova sulla scogliera davanti alle onde ma quando entra in un negozio e rimane incantato davanti alla bacheca degli artificiali, ammaliato dai nuovi modelli di pesci finti, stregato dalle ultime colorazioni così realistiche. Il collezionista passa il suo tempo libero a girare per i negozi di pesca o a frugare sul web alla ricerca delle ultime novità, del modello mancante, del pesciolino introvabile. Entrare in un fishing shop è emozionante per lui come per un bambino intrufolarsi in un grande magazzino pieno di giocattoli. E ogni volta che ha tra le mani un nuovo acquisto, lo rigira commosso tra le dita ammirandone i colori in controluce, sfiorandone la superficie, apprezzando ogni minimo dettaglio. Possiede diverse centinaia di esche finte di vario tipo, compresi alcuni rarissimi crank neozelandesi, oltre a qualche decina di canne e mulinelli, quasi tutti inutilizzati, ma non chiedetegli se ve ne vende qualcuno, per lui sono come figli.

Lo spinner fortunato
Ufficialmente non si potrebbe dire, soprattutto in un sito di pesca, perché in questa attività chi prende molti pesci è soprattutto perché è bravo e capace, mentre la fortuna è quasi sempre componente di scarsa importanza. In realtà non ci crede nessuno perché conosciamo tutti almeno un esemplare di pescatore culone, capace di stravolgere tutti i principi di statistica e le normali convinzioni sullo spinning, tirando fuori pesci in condizioni improbabili a alla faccia di tutte le regole. Quando siete convinti che uscire è inutile perché il mare è una piatta assoluta, lui vi telefonerà a fine mattina comunicandovi di aver preso una bella preda, se uscite in quattro e lanciate praticamente attaccati, sarà l’amico fortunato ad allamare l’unico predatore in giro da quelle parti , magari agganciandolo per la schiena. Questo procura inevitabilmente un travaso di bile nei suoi abituali compagni di pesca soprattutto perché lo spinner fortunato, come il fatalista, non cura assolutamente l’attrezzatura, ma a differenza di questo riesce comunque a pescare e recuperare pesci in barba ad ami spuntati o lenze usurate. Potenza del fondo schiena!

Lo spinner superstizioso
Non lo ammetterebbe davanti a nessuno, i suoi compagni di pesca lo sanno ma per rispetto delle sue convinzioni tacciono; ogni uscita a pesca deve necessariamente seguire un ben preciso rituale, dalla vestizione alla scelta dell’attrezzatura. Possiede canne e mulinelli bellissimi ma che non usa perché “portano sfiga”, preferisce di gran lunga strumenti più scadenti ma più fortunati. Ne conosco uno che nove anni fa ha preso un grosso pesce indossando una grossa felpa verde, pantaloni imbottiti neri e stivaloni (era pieno inverno) e da allora va a pesca sempre con lo stesso abbigliamento, in ogni condizione; lo scorso agosto l’ho incontrato su un molo in preda ad allucinazioni.

L’artigiano
E’ un tipo particolare di pescatore che guarda con estrema diffidenza tutto ciò che propone il mercato. Ogni modello di canna o mulinello può essere migliorato, modificato, corretto. Solitamente acquista il grezzo delle canne che poi customizza secondo le sue personalissime esigenze; andare a pesca con un attrezzo già bell’e pronto per l’artigiano è un affronto. Anche i mulinelli subito dopo l’acquisto vengono smontati e migliorati con l’aggiunta di qualche cuscinetto, la sostituzione di una boccola, la rimozione di un orpello inutile. E, naturalmente, di acquistare esche finte non se ne parla nemmeno; l’artigiano se le costruisce da solo nel suo laboratorio. Nei casi disperati in cui riceve un minnow per regalo come minimo lo rivernicia cambiando completamente la livrea o sostituisce la paletta.

Il casinista
Per certi versi l’esatto opposto dell’artigiano, il casinista ha scarsissima manualità ma soprattutto una generale predisposizione a creare confusione e a cacciarsi nei guai. Generalmente, la sua imbranataggine si vede subito, quando sistema la canna in macchina (una volta su tre riesce a spezzare il vettino), mentre cammina sulla scogliera (due volte su tre si spetascia sugli scogli), o nel preparare la canna (tre volte su tre sistema la lenza negli anelli dimenticando di farla passare prima sotto l’archetto del mulinello). Quando finalmente è pronto, nei primi lanci riesce a far arrivare l’artificiale dappertutto fuorché in acqua, agganciando cespugli, rocce e alberi, rischiando anche di fare il piercing ai compari di pesca. Il primo parruccone arriva presto, ed è un sollievo per tutti perché lo tiene impegnato per molto tempo evitando così ulteriori guai. Nel rarissimo caso di cattura, il casinista riesce a complicarsi il recupero anche con una occhiata da mezzo chilo, per pesci più grossi è necessario l’intervento di almeno tre colleghi. Nonostante tutto, gli amici gli vogliono bene, anche perché di solito è lui che paga da bere dopo la battuta e poi non se la sentirebbero mai di lasciarlo andare da solo, troppo pericoloso.

Lo spinner ipercinetico
Questo particolare tipo di spinner in una sua precedente vita probabilmente è stato un pesce serra, infatti ha la caratteristica di non stare un attimo fermo. Se provate a portare a pesca un lanciatore di questa specie, dopo pochi secondi lo vedrete scomparire dietro una punta rocciosa, per poi tornare indietro dopo pochi lanci e provare su una roccia dall’altra parte, dove ha intravisto una bella schiumata, e così via. L’ipercinetico è in costante movimento lungo la scogliera alla ricerca di un punto buono, durante una mattina di pesca farà si e no venti lanci percorrendo però diversi chilometri sugli scogli; i suoi polpacci fanno invidia a Messner. Se volete vederlo intristire, portatelo su una scogliera alta dove si può lanciare da un solo punto, dopo pochi minuti lo vedrete mollare la canna, sedersi sulla roccia e osservare assorto l’orizzonte.

Lo spinner virtuale
Come il collezionista, anche lo spinner virtuale va pochissimo a pescare, lui pratica lo spinning principalmente su internet, frequentando assiduamente i forum di pesca, navigando tra i vari siti alieutici, carpendo informazioni in ogni angolo del web. A suo modo è un esperto, la sua cultura spinningofila, sia pure indiretta, è mostruosa; conosce praticamente ogni modello di canna e mulinello in commercio, ogni esca finta fabbricata nel globo, ogni lenza o accessorio. Per questo motivo, nonostante abbia pescato si e no tre pesci in vita sua, partecipa con competenza a una decina di differenti forum e tutti lo considerano un esperto.

 

 

 


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Un commento

  1. Non ho parole, spettacolare

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