Lacustre la sfida sul lago di Garda!

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La premessa (se sei un mago della pesca saltala ;-))

p.s. ci sono altre foto sono in fondo 🙂

Nella vita gli uomini hanno bisogno di ideali, di sfide, di passioni, di una serie di obbiettivi da perseguire e raggiungere per sentirsi realizzati. Almeno nella maggior parte dei casi è così.

La pesca è una sfida continua: ci si pone degli obiettivi e si cerca di raggiungerli.

La pesca per molti, come me, è una filosofia di vita.

La sfida che vi racconterò non è quella di catturare un pesce e dire “l’ho fatto!”, ma di catturare un pesce fantastico e vivere quel momento, per sé stessi!

L’adrenalina, l’euforia di aver preso una bella trota: poi le si dà la libertà, ma intanto l’abbiamo presa, noi lo sappiamo, e lo sa pure lei, che è furba, preziosa, veloce, rara! Sì, è rara, e raramente si cattura con la canna, ma ho visto che, se ci credi davvero, non è così rara…

Sì, mi sono innamorato, può capitare e quindi lo dico pubblicamente: ho un nuovo amore, la lacustre!

Sei impazzito, Ale? Sì, perché ho vinto una nuova sfida con me stesso: quella di prendere la trota lacustre e godermi quel momento! Un momento di pochi secondi, quello della foto, e poi l’attimo del vederla tornare, scappare, schizzare nell’acqua…

Ebbene, amici miei, questo è un racconto autocelebrativo, ma non del bravo pescatore, ma dell’uomo che ha raggiunto un altro obiettivo, perché ci credeva e perché lo ha perseguito insieme ad altri che ci credevano come lui, se non di più.

E questa è la storia di due amici, Alessio e Nicola, che decidono di pescare la trota più difficile, la trota più veloce, la trota che forse della trota ha solo il nome e la forma, ma che in realtà è un piccolo sogno travestito da pesce.

“Ma lasciate stare, è tempo perso: qui le trote non ci sono!”

“Ma dormite, la mattina! Ma lasciate stare a prendere il freddo! Ma qui e ma lì… Ma andate a pescare da un’altra parte…”

Ma… cosa? Se decido che questo è il mio obiettivo, io vado fino in fondo e non sento sonno, non sento freddo, non do retta a nessuno che mi dica contro… Sento solo il mio istinto e mi fido solo di me stesso, del mio compagno di pesca e della mia attrezzatura, dei miei artificiali, della mia canna…

Ho dovuto studiare, ho dovuto testare, ho dovuto fare buon viso a cattivo gioco, ho dovuto ringraziare chi mi dava lezioni su come recuperare… e voglio ringraziare quei pescatori che ci hanno scoraggiato e quelli che ci dicevano… “Voi…”

Sì, noi, io! Ho cambiato il filo, il trecciato, decine di artificiali, la canna, il recupero, gli strappetti, la velocità… tutto… e poi la natura mi cambiava, il cielo, l’acqua, la sua temperatura, le onde e poi la lotta contro le reti dei pescatori… la frega dei lavarelli, la giornata storta e quella buona!

Sì, io quella giornata buona l’ho avuta e pure tutto il resto, perché non mi sono arreso, perché io ci credo!

Io ci credo davvero… sto ancora aspettando di catturare la grossa trota che ho solo visto… e quindi non ho ancora pienamente raggiunto l’obiettivo, ma potrebbe volerci una vita… e forse domani non avrò più la forza e la freschezza di raccontare questa passione, così lo voglio fare oggi.

Lo voglio condividere oggi con tutti quelle che, come me, ci credono.

La pesca è una sfida, pulita… ad armi pari! Tu e un pesce, la tua attrezzatura e le condizioni climatiche, naturali…

Voglio condividere la passione e non la cattura. Condividere un ideale e non una preda.

Voglio condividere un’idea di pesca e non una pescata.

Ale, ma stai bene? Sì, ma sono pazzo per la pesca!

Sono pazzo di quell’adrenalina che senti quando ferri, quando hai in canna un pesce, quando quel pesce è quello che aspetti da tempo.

L’amicizia di incontrarsi senza nemmeno avere un appuntamento, lo stare a fianco e non parlarsi neppure ma pescare assieme ed essere felice l’uno della cattura dell’altro.

Ok? Ora vi parlo della lacustre!

La lacustre del lago di Garda è una trota particolare, una trota che non è stazionaria ma che va avanti e indietro alla ricerca del suo pranzo: una trota velocissima, una trota forte, una trota furba! È un pesce dalla forma affusolata, come un missile siluro, snello, magro e dalla grossa testa, con grandi mandibole e grossi denti…

Vorace e “cattiva”, e quant’è lucente! Di un grigio luccicante, pochi puntini neri e ventre bianchissimo.

Le sue pinne sono perfette, grandi. La pinna caudale, quella dietro, è molto grande e serve a darle una grande spinta: è il suo timone e le fa compiere veloci manovre. Che altro dire? È una trota diversa dalle altre: è più vicina a un salmone che a una trota di fiume. E la sua forza è davvero memorabile. Due le modalità di resistenza alla ferrata: la partenza dritta anche a sgusciare fuori dall’acqua e la classica piroetta su sé stessa, l’arrotolamento per liberarsi.

Che emozione!

Si nutre prevalentemente di altri pesci e non ha paura delle dimensioni della preda, ma attacca decisa anche artificiali grandi.

I denti sono affilati. Le lacustri più grandi hanno denti potenti che riescono a scalfire le livree anche dei nuovi rapala che sono molto resistenti.

Il luogo di pesca

Il luogo di pesca è lo stupendo lago di Garda, del quale non serve presentazione alcuna, nei tratti fra la provincia di Verona e Trento, dove le acque sono più fredde, pulite e non troppo frequentate. Qui però, ahimè, i cosiddetti pescatori professionali (solo alcuni, per fortuna) le catturano in tutti i periodi dell’anno, anche in quelli di frega, e non mettono le reti a due metri dalla riva. Ce ne sono di farabutti senza scrupoli, che meriterebbero la padella come quella in cui finisce il loro pescato! Parlo di alcuni, ovviamente, e non dell’intera categoria, che rispetto.

Il luogo classico è quello dove c’è più pesce foraggio o dove alcune prede vengono in frega o cacciano a loro volta, lontano dalla riva, dove il fondale scende gradualmente. A 40-50 metri dalla riva, dove fanno le loro rotte per spostarsi avanti e indietro nel lago in cerca di prede, le trote seguono i banchi di pesce foraggio, di alborelle e lavarelli. In inverno le troviamo sotto il pelo dell’acqua, difficilmente in profondità, e le si vede a volte cacciare fino a riva, all’alba. Ma al primo sole si allontana e non vi fa ritorno fino a sera. L’estate le troviamo invece più al centro del lago, in cerca delle acque più fredde e profonde.

Da quello che ho visto, la trota lacustre non ama le zone troppo aperte o di passaggio ma preferisce le insenature.

Inutile insistere: se non la si cattura alle primissime ore dell’alba non la si prende più; idem per il tramonto.

Per le condizioni dell’acqua, la stagione fredda è sicuramente migliore di quella estiva, e il lago mosso è preferito al lago piatto.

Con cosa l’ho pescata?

Iniziamo dalla canna, una 2,70 m in due pezzi. Il lago è grande e una canna più lunga aiuta sia nel lancio che nel recupero della preda. Se non fosse stato per il peso eccessivo avrei provato anche una 3 m da spinning.

La potenza di lancio è 10-30 g, abbastanza morbida per i pesi lanciati, ma montata con trecciato. Questo tipo di casting mi permette di sentire meglio anche gli artificiali che pesano meno di 10 g, e di lanciare fino a 15 g.

Ho usato una Shimano Technium DF M 10-30, ed è stata una sorpresa. Acquistata qualche anno fa per la sua bellezza e maneggevolezza, oltre a qualche pescata in lago non aveva trovato altri impieghi, ma direi che quest’anno si è meritata di essere menzionata nell’articolo. Infatti vi racconterò che delle trote allamate solo una si è slamata… ma il perché ve lo dirò dopo. La canna con un effetto più morbido per molti può essere un problema, ma io credo che montare il trecciato – che è rigido – su una canna troppo rigida sia un errore, a mio modesto parere. E anche montare un monofilo che si allunga troppo in questa pesca è un errore.

Pensate che stiamo parlando di lanci a 50 m almeno. Sono lanci lunghi: se la trota tocca lontano e hai un filo che si allunga, prima che hai l’input della ferrata lei è andata…

Infatti uno dei segreti, se ce ne sono in questa pesca. è la prontezza. Senti la botta e ferri e il trecciato aiuta; poi la canna e la frizione devono fare il resto.

La canna deve assorbire bene i colpi e non perdere mai la tensione.

È un insieme di cose per il quale va trovata la giusta maniera: quella che vi racconto è la mia personale; quella di Nicola, ad esempio, è diversa dalla mia. Canna più rigida, trecciato più grande, esche più pesanti. Stessa misura, 270, comunque; ma lui, si sa, vuole la “regina del lago” e non una semplice lacustre! Ti voglio bene, Niko!

Ho visto gente pescare in lago con la 2,10 m e il nylon del 22. Ognuno è libero di interpretare la pesca come preferisce. Il mio consiglio è di pensare sempre a prede grandi per catturarne di più piccole, e mai puntare al piccolo, altrimenti si rischia di andare a casa con grosse delusioni, artificiali persi o peggio lasciati in bocca a qualche pesce.

Per dire che tra l’attrezzatura e il pescatore deve nascere quello che chiamo sempre feeling, che non è altro che la fiducia massima di quello che hai in mano.

Ponderare l’attrezzatura alla preda è importante, e questo i pescatori più esperti di noi lo sanno sempre. Si pensa sempre: e se arriva il pesce della vita sono pronto oggi? Io no di sicuro, perché pronti per il super pesce non lo siamo mai, ma la mia attrezzatura lo è? Il filo è ok? Il nodo tiene? Il trecciato è abraso o rovinato? Ho regolato bene la frizione? (Si regola una volta all’inizio, in base alla canna, alla corrente, se c’è, alla canna e al suo punto di rottura.) Devi essere pronto, amico mio! Non farti prendere impreparato! Moschettoni, girelle, ancorine… devi curare tutto e devi crederci! Crederci! E crederci più degli altri!

Il trecciato e non il nylon (per me), perché vado più lontano con un diametro inferiore e ho una maggiore resistenza. Ho l’immediatezza della abboccata (fondamentale), faccio lavorare meglio il mio artificiale perché lo sento, ma devo stare attento agli scogli sul fondale che posso trovare.

Il colore: il verde. Il rosso non mi ispira. Altri colori non li ho neppure valutati.

Lo spessore, beh: il Power Pro dello 0,10 tiene 5 kg e anche sul nodo, cosa fondamentale, ma purtroppo gli artificiali incagliati nelle rocce o tra gli scogli per le ancorine nell’80% dei casi li perdi. Lo 0,15, che ne tiene circa 10, è stato perciò quasi sempre la scelta finale, dopo aver perso il primo artificiale della giornata. (E vi assicuro che ne ho persi, specialmente arrivando verso la riva, dove si trovano ostacoli sulla direzione dell’artificiale).

L’assenza di memoria e di allungamento ti aiuta molto, ma la tua mano deve sapere, quando stai ferrando, se ferri un pesce o un sasso. E questo è difficile.

L’abrasione verso il minnow è presente e quindi nella tua mattinata di pesca ti conviene ogni tanto guardare la parte finale della treccia che sia perfettamente integra…

Stai attento anche quando le ancorine si conficcano nel trecciato e lo allargano: se lo rovinano o comunque lo sfibrano, io lo cambio sempre.

Non usate solventi, liquidi, olio o peggio ancora, sul trecciato. Il buon trecciato dopo 3/4 lanci si svolge bene e senza intoppi: è normale che se non lo usi da due anni dovresti pensare di passarlo completamente su un’altra bobina, in modo da fare andare la parte più usurata sotto e quella più nuova in pesca.

Questa cosa ti conviene farla anche quando il trecciato lo usi molto. Non si rovina, è vero, ma non è vero neppure che è immortale!

Passalo sulla bobina di scorta quando pensi che l’ultima parte che usi si stia rovinando.

Cos’altro dire? Compralo buono: durerà di più e parruccherà meno o mai. Ricorda che una parrucca sul trecciato è un bel problema.

Perché non il nylon? Mah, perché, sulle lunghe distanze, l’allungamento ti fa perdere la sensibilità all’abboccata, al tuo artificiale e alla ferrata. Non basta? Rispetto al trecciato la resistenza al nodo è minore. Che vogliamo fare? Lo vuoi perdere questo pesce?

Ripeto queste indicazioni sono relative a questo tipo di pesca. Non pensate comunque che siano universali e utilizzabili sempre, ma ragionateci su caso per caso.

Il mulinello

È importante, basilare. Deve essere di buona resistenza e durata, fatto a posta per contenere una buona metratura. La misura minima che consiglio è un 300, caricato con almeno 120 m di buon trecciato.

Io uso il mio Aernos 3000, di solito, oppure lo Stradic CI 4000, a seconda dell’ispirazione mattutina.
Per me è fondamentale che il mulinello avvolga bene il trecciato e non parrucchi mai, perché allora potrei avere problemi in caso di cattura.

I due mulinelli che uso non sono molto diversi in termini di peso, ma naturalmente la bobina del 4000 è più grande e permette lanci un pelo più lunghi.

È importante imbobinare bene: sotto un nilon fine e sopra il massimo del trecciato che il mulinello tiene, così da avere lanci lunghi, il massimo.

La frizione! Come dicevo la regola va fatta una volta. Va regolata all’inizio, prima di iniziare a pescare, in base alla canna, alla corrente, se c’è, alla lenza e al suo punto di rottura. Pensiamo ad una cosa, che una frizione troppo lenta potrebbe non farci allamare bene il pesce; una frizione troppo serrata potrebbe farcelo perdere in fase di combattimento. Perché rischiare? Naturalmente in fase di combattimento la potrai regolare a seconda di quello che succede!

Gli Shimano che uso hanno una frizione millimetrica; lo Stradic è il massimo – la sua frizione è stupenda –, ma anche lo Aernos non se la cava male.

Il mulinello deve essere studiato per imbobinare bene ed avere predisposizione all’utilizzo del trecciato, anche quello più fine, così da rendere al massimo. Così si potrà lanciare più lontano ed avere maggiori possibilità di cattura.

Il bilanciamento di questa attrezzatura, i pesi e i mille mila lanci

Tutto quello che ho descritto sopra deve sposarsi e deve formare un’accoppiata che funziona, sia in generale che per noi.

Gli innumerevoli lanci che si fanno in una mattinata di pesca alla lacustre e le continue sollecitazioni di tutta l’attrezzatura la mettono a dura prova, sempre. Non ci dimentichiamo che dall’altra parte potrebbe esserci il pesce della vita. Io sono pronto, e tu?

Gli artificiali

Forse questo aspetto può fare la differenza: l’artificiale. Nicola mi dice sempre che quando hanno fame qualsiasi cosa che nuoti bene funziona, ma io, tra me e me, penso: “Sì, è vero, ma quando non hanno molta fame? Sono io che devo fargliela venire!” Uso esclusivamente minnow Rapala, dai 9 ai 12 cm e oltre a volte.

Da prediligere artificiali veloci che hanno una buona lanciabilità, perché bisogna andare lunghi.
I miei modelli preferiti sono gli shad rap, X-rap e Balsa Extreme.

Livrea molti dicono che sia ininfluente, io dico che scelgo sempre una livrea simile al pesce che vado a cacciare o al suo pesce foraggio e ho fiducia della mia visione.

Perché occorre usare artificiali grandi, innanzitutto per fare un po’ di selezione, e quindi puntare alle più grosse (anche se non sempre è vero). Per lanciare più lontano e questo serve molto. Bisogna differenziarsi da come pescano tutti gli altri e non aver paura di usare un artificiale più grande, perché i nostri pesci non hanno paura.

Il nuoto è già di per sé buono, ma dobbiamo metterci del nostro e dobbiamo capire qual è la velocità giusta e quando animarlo, le ripetizioni con le jerkate: fondamentali!

Qui dovete andare a pescare e provare, provare, provare… J qualche piccolo segreto me lo tengo per me. 😉

Il Rapala è un artificiale fantastico, ma ha due segreti, a mio avviso. Il primo è che la varietà non è a caso: Countdown, Flottant, Balsa Extreme, Scatter, X-rap. Sono artificiali diversi che lavorano in modi diversi, e conoscere come funzionano aiuta a capire cosa ti serve. Gli artificiali Rapala lavorano a profondità massime e minime stabilite: prestaci attenzione! Il secondo segreto è che questi minnow vogliono essere animati dalla tua mano e dalla tua creatività: a questo punto diventano infallibili.

Sono quasi sicuro che se non avessi scelto con cura gli artificiali da mettermi nelle tasche della giacca la sera prima, non avrei catturato la mia preda. Se non mi fossi letto tutte le schede tecniche dei vari modelli, non avrei percepito le differenze. Sono molti i particolari che possono fare la differenza!

Le minuzie che fanno la differenza

Già quelle che sembrano cose scontate a volte non lo sono. Preparare la propria attrezzatura con calma e ragionare su cosa vogliamo fare, chiedere consigli! Senza troppe remore, le prime volte ho chiesto a Nicola tutto su come le pescava, dato che sono anni che fa l’alba in caccia di lacustri e penso che conosca molto bene le loro abitudini. Senza paura ho chiesto consiglio e poi ho riadattato al mio stile.

Le ancorine, le girelle i moschettoni, il nodo… Pensa a quanto sarebbe brutto perdere un pesce perché un’ancorina si rompe, o un nodo cede, o si apre un moschettone (se lo usi). Pensa che lì è solo colpa tua, perché non hai dato peso alle minuzie.

Sai che in gennaio fa freddo la mattina alle 7:00, quindi vestiti comodo e caldo. La cosa peggiore è avere freddo ed essere distratto dalla pesca, bagnarsi i piedi o i pantaloni, o, peggio, scivolare sugli scogli perché non hai le scarpe adatte. Amici, la pesca è una cosa seria: se la si vuole praticare come si deve, serio deve essere l’approccio. Non sto dicendo di spendere soldi inutilmente per la scarpa firmata o la giacca della migliore marca, ma l’abbigliamento è importante per il nostro benessere.

Ci è capitato di tutto quest’anno: acqua, grandine, neve, sole a picco… E quando sei bagnato o infreddolito, non sei concentrato al 100%. E questo i pesci furbi lo sanno.

Il risultato!

Il risultato di tutto questo impegno, dedizione, passione, sopportazione e pazienza è la cattura.

Il sogno che si realizza: prendere una trota lacustre con una canna e un pesce finto; fregarla con un pezzo di balza (con rispetto) e poi lasciarla ritornare al suo ambiente.

Di seguito alcune delle catture di questo mese e dello scorso anno.

Prima di lasciarvi alle foto un ringraziamento ai Rapala, perché mi hanno permesso di prendere questi pesci stupendi, e a Nicola, che è un compagno di pesca formidabile e una persona vera e corretta.

Ultimo, ma non ultimo, vorrei ringraziare mio padre, che mi ha attaccato questa passione che non si lava via e mi spinge ogni volta a insistere e non mollare. Grazie a tutti, ma questo è solo l’inizio, in attesa del pesce della vita!

Alessio Turriziani


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About PescaOk

Alessio Turriziani è il Fondatore e Responsabile del sito PescaOk.it Si occupa di pesca sportiva da tutta una vita ed è ideatore del progetto PescaOk Disabili.

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13 commenti

  1. Esaurientissimo..grazie mille!

  2. Ciao Alessio e complimenti per l’articolo!
    Una domanda mi viene spontanea farti: ma i rapala BX non sono minnow che rimangono ad un metro/un metro e mezzo sotto la superficie dell’acqua?

    • Ciao Mammagamma e grazie dei complimenti, si il countdown bx lavora da 0,9 a 1,5 mt. Lavora sotto il pelo dell’acqua, quindi se lo recuperi lui lavora a quella profondità, naturalmente se lo lanci e lo lasci cadere va sul fondo con affondamento controllato che dovrebbe essere intorno ai 30 cm al secondo… appena lo recuperi lui risale. Spero di averlo spiegato bene 🙂

  3. Complimenti Alessio!!! La lacustre è un pesce molto difficile da insidiare, bravissimo!
    Pensa che io in tutta la mia carriera ne ho presa una soltanto, penso con una fortuna sfacciata. Avevo cominciato da poco a pescare a spinning e provando a pescare i black al lago di Caccamo (MC) ne presi una di circa 2,5 chili con un Martin da 2gr !

  4. Wow, complimenti! Bellissima cattura e bellissimo racconto!

  5. Belle! complimenti.

  6. Ho la stessa canna… che mulinello mi consigli per le trote in fiume?

  7. Caro Alessio mi fa tanto piacere commentare il tuo articolo che mi rende orgoglioso di te nel condividere questa bellissima passione che è la pesca. Vedo con piacere che mi hai dedicato due righe nel ricordarti di tutti gli insegnamenti che hai avuto da me.
    Fiero di avere un figlio come te ti faccio i miei complimenti per la tua bellissima cattura e il tuo esauriente articolo sulla trota lacustre.
    Un bacio papà(BOB ROCK)

    • Grazie, ma questa trota era quella piccola! Devi asepttare un po per quella grossa.
      Ah, se poi vuoi prenderla tu quella grossa, ti accompagno a prenderla.
      Una cosa non mi hai insegnato… come si fa ad avere tutto il c.u.l.o. che hai tu 😉 😉 😉
      Ripensandoci però forse è meglio che non ti ci porto…
      Grazie!

  8. Bravissimo ale, pesce molto difficile da insidiare

  9. Complimenti! Questo articolo e’ bellissimo. E’ pieno di tutta la tua passione per la pesca. Ti auguro di avere dalla vita tante soddisfazioni!sono orgogliosa di avere un fratello come te !!!tvtb

  10. Bellissimo Alessio,complimenti veramente!!!! Credo proprio che un giorno, se vorrai, dovremmo farci una pescata insieme!!!

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